Quel crocifisso che
unisce, divide e fa riflettere…
E’ singolare che testate giornalistiche di orientamento così diverso come l’Osservatore
romano, il Foglio e il Riformista, seguite da tante altre,
abbiano ripreso le parole scritte nel 1988 sull’Unità dall’intellettuale
di origine ebrea Natalia Ginsburg a difesa dell’esposizione del crocifisso
nelle scuole italiane. Parole sulle quali si è registrata in Italia una
convergenza quasi generale.
Ne riprendiamo qui di
seguito anche noi i passi che toccano più direttamente il problema di cui si
discute in questi giorni perché ci sembrano di grande attualità e di
straordinaria compostezza in un clima di contrapposizioni tanto strillate
quanto banali come quello che troppo spesso, e da troppo tempo, caratterizza il
dibattito politico-culturale nel nostro Paese.
“L'ora di
religione genera una discriminazione fra cattolici e non cattolici, fra quelli
che restano nella classe in quell'ora e quelli che si alzano e se ne vanno (…).
Ma il crocifisso non genera nessuna discriminazione. Tace. E’ l’immagine della
rivoluzione cristiana, che ha sparso per il mondo l’idea dell’uguaglianza fra
gli uomini fino allora assente”.
E ancora: “Il
crocifisso è il segno del dolore umano. La corona di spine, i chiodi, evocano
le sue sofferenze. La croce che pensiamo alta in cima al monte, è il segno
della solitudine nella morte. Non conosco altri segni che diano con tanta forza
il senso del nostro umano destino. Il crocifisso fa parte della storia del mondo.
Per i cattolici, Gesù
Cristo è il figlio di
Dio. Per i non cattolici, può essere semplicemente l’immagine di uno che è
stato venduto, tradito, martoriato ed è morto sulla croce per amore di Dio e
del prossimo. Chi è ateo, cancella l’idea di Dio ma conserva l’idea dei prossimo. Si dirà
che molti sono stati venduti, traditi e martoriati per la propria fede, per il
prossimo, per le generazioni future, e di loro sui muri delle scuole non c’è
immagine.
E’ vero, ma il crocifisso
li rappresenta tutti. Come mai li rappresenta tutti? Perché prima di Cristo
nessuno aveva mai detto che gli uomini sono uguali e fratelli tutti, ricchi e
poveri, credenti e non credenti, ebrei e non ebrei e neri e bianchi, e nessuno
prima di lui aveva detto che nel centro della nostra esistenza dobbiamo situare
la solidarietà fra gli uomini. E di esser venduti, traditi e martoriati e
ammazzati per la propria fede, nella vita può succedere a tutti. A me sembra un
bene che i ragazzi, i bambini, lo sappiano fin dai banchi della scuola”.
Anche a noi sembra un
bene. E ci sembra che il principio di uguaglianza cui si sono ispirati i
giudici della Corte di Strasburgo sia affermato meglio dal simbolo della croce
che da astratte sentenze prive di senso della storia.
TuttoscuolaNEWS
n. 415 - lunedì 9 novembre 2009