"Fai l'insegnante? Comodo! Lavori 18 ore a
settimana e hai tre mesi di ferie all'anno, oltre alle vacanze di Natale e
Pasqua". Da sempre i docenti della scuola italiana si sentono rispondere
in questo modo. Ma ai più la cosa non va giù affatto. Adesso arriva uno studio
che dimostrerebbe che gli insegnanti lavorano più degli altri impiegati
pubblici. Il dato - che se confermato fa crollare uno degli stereotipi italiani
più affermati - è stato raccolto dalla provincia di Bolzano, che nel corso del 2005 ha commissionato ad una società di studi demoscopici una ricerca sull'Orario e carico di lavoro
degli insegnanti in provincia di Bolzano'.
Quanto lavorano effettivamente gli insegnanti? Oltre alle ore passate in
cattedra, a quanto ammonta tempo dedicato alla scuola (il cosiddetto lavoro
sommerso)?, si sono chiesti gli amministratori locali della provincia di
Bolzano. "L'esigenza di effettuare uno studio sull'orario e sul carico di
lavoro degli insegnanti è emersa nel corso delle recenti negoziazioni sul
contratto collettivo provinciale per il personale docente delle scuole
elementari, medie e superiori", spiegano. Secondo la Apollis, mediamente un docente lavora 1.643 ore all'anno. Monte ore che suddiviso per le
settimane lavorative di un anno scolastico riservano a maestre e prof un lavoro
forsennato: con lezioni, riunioni e organizzazione del lavoro che oltre alle
mattine occupano sovente buona parte dei pomeriggi. Anche perché la gran parte
delle attività lavorative si concentra nelle 33/35 settimane di lezione che
formano un intero anno scolastico. Poi, con l'approssimarsi dell'estate
l'impegno si dirada fino alle 'meritate' ferie, che prendono una parte del mese
di luglio e agosto.
Il contratto degli insegnanti della provincia autonoma di Bolzano si discosta
pochissimo da quello sottoscritto dai sindacati nazionali della scuola per
tutti gli altri insegnanti italiani. Per questo, il risultato dell'indagine si
può estendere ai docenti di tutte le altre regioni, dalla Sicilia alla
Lombardia.
Gli oltre 5 mila insegnanti della provincia di Bolzano che hanno partecipato
alla ricerca sono stati seguiti per un intero anno scolastico. Le loro
attività, dei periodi più pesanti (lezioni, esami e scrutini) e di quelli meno
impegnativi, sono state così monitorate per 12 mesi. Ne risulta un quadro piuttosto
sorprendente. A lavorare di più sono i prof delle scuole superiori, con gli
uomini di età compresa fra i 30 e i 39 anni a battere ogni record.
I dati. Lo studio è stato condotto su un campione piuttosto consistente:
la quasi totalità degli insegnanti (5.200 su un totale di 7.400) della
provincia trentina i questione e forse riesce a dare qualche risposta ai tanti
problemi che oggi affliggono una categoria che in Italia conta 832 mila
docenti. Secondo lo studio, i docenti di ruolo lavorano 1.660 ore in un anno, i
supplenti 1.580 ore. Fra tutti i docenti, sono quelli delle scuole superiori,
con 1.677 ore annue, a dedicare maggior tempo alla scuola. I prof della media
lavorano 'solo' 1.630 ore. L'impegno varia anche fra uomini (1.648 ore) e donne
(1.639 ore in un anno) e con l'età: i veri stacanovisti sono i docenti di età
compresa fra i 30 e i 39 anni, che lavorano quasi 1.700 ore all'anno. Tutti
numeri riferiti ai docenti a tempo pieno, perché i loro colleghi in regime di
part-time lavorano ovviamente meno. Ma non troppo visto che 1.226 ore in un
anno non sono poche per un docente a tempo parziale.
Di cosa si occupano in tutte queste ore gli insegnanti
italiani? L'elenco delle attività è ovviamente lunghissimo. Quelle che
assorbono maggiormente maestre e prof sono le lezioni curricolari con gli
alunni (518 ore annue), 'la programmazione e la preparazione delle lezioni'
(283 ore) - attività svolte prevalentemente a casa - 'i corsi di aggiornamento
e di autoaggiornamento' (133 ore) e la cosiddetta 'elaborazione/valutazione/documentazione'
(132 ore). Ci sono poi i compiti da correggere, i colloqui con i genitori, le
riunioni, gli scrutini e gli esami e mille altre attività che spesso tengono a
scuola i docenti ben oltre l'orario canonico.
Un lavoro difficile. Va da sé che con questi ritmi
fare l'insegnante è diventato un lavoro tutt'altro che facile. La Apollis ha chiesto loro quali sono gli aspetti più gravosi. Tre insegnanti su quattro hanno
indicato 'le frequenti riforme e l'introduzione di nuove leggi', per le quali
gli insegnanti sono costretti a continui aggiornamenti e aggiustamenti del loro
modo di agire in classe e di pensare. Nell'ultimo decennio, oltre alla riforma
Moratti, la scuola italiana è stata profondamente cambiata dall'Autonomia, per
esempio. 'L'insicurezza relativa all'età pensionabile e l'importo della
pensione' affligge il 64 per cento degli intervistati che non riescono a
staccare la spina ('l'incapacità di interrompere i pensieri di lavoro') neppure
quando si trovano a casa. E ad aggravare il lavoro, per oltre la metà, c'è
'l'alto numero di alunni per classe' e 'gli alunni con problemi
comportamentali'. Fra gli aspetti che alleviano il lavoro rientrano,
ovviamente, le ferie, l'autonomia e la libertà di insegnamento. E ancora, 'la
flessibilità dell'organizzazione del lavoro al di fuori delle lezioni ( i
compiti possono essere corretti anche di notte) e la sicurezza del posto di
lavoro.
Soddisfazione. Lo studio della Apollis ha anche
indagato sul grado di soddisfazione, che risulta piuttosto basso, della classe
docente. Fra gli aspetti più impegnativi del lavoro i docenti annoverano 'la
responsabilità educativa'. Maestre e prof sentono, cioè, di avere una grande
responsabilità nei confronti degli alunni, delle famiglie e della società tutta.
Risulta particolarmente impegnativo anche 'insegnare agli alunni problematici',
'concentrarsi durante le lezioni' e programmare le stesse. Stessa cosa per la
valutazione (attraverso i giudizi o i voti) che diventa faccenda complicata
perché spesso gli alunni presentano 'problemi personali e socialì e le famiglie
chiedono alla scuola 'di integrare l'azione educativa degli stessi genitori'.
Anche il rapporto con gli alunni richiede tantissimo impegno ma è l'aspetto che
riesce a soddisfare di più il docente.
(8 aprile
2006)
Da http://www.repubblica.it