Quasi 200 mila docenti cambiano sede
anche quest’anno
Suona la prima campanella, e per 7 milioni e 806 mila studenti della scuola
statale cominciano le sorprese: cambia il team degli insegnanti. Molti di
quelli che c’erano a giugno non ci sono più. Sono oltre 180 mila, secondo una
stima di Tuttoscuola, i docenti che riprendono servizio in una sede diversa da
quella occupata a giugno. 70 mila per scelta, gli altri perché precari (che
nella quasi totalità dei casi vengono nominati di anno in anno su sedi
diverse).
Tra trasferimenti di
sede, pensionamenti e nomine provvisorie del personale non di ruolo, ogni anno
nei collegi docenti si registra un via vai di arrivi e partenze. Per le classi
prime di corso non c’è problema. Ma per tutte le altre sì, eccome. La relazione
docente-alunno è un elemento chiave nel processo di apprendimento, e si
costruisce nel tempo. La rotazione frenetica e incontrollata dei docenti è uno
dei fattori che più abbassano la qualità della scuola italiana, con effetti non
misurabili, ma certamente devastanti, sui risultati dell’apprendimento..
Eppure è un fenomeno
che va avanti da decenni, tra la rassegnazione delle famiglie, e in questi
ultimi anni ha assunto proporzioni inaccettabili..
Ma dal prossimo anno
il fenomeno si potrebbe ridurre: nell’intervista pubblicata nel numero di
settembre di Tuttoscuola - di cui si fornisce un’anticipazione - il ministro
dell’istruzione Mariastella Gelmini annuncia un drastico giro di vite..
Questo fenomeno “è
demenziale - afferma il ministro - non è nell’interesse delle famiglie e
non è produttivo. E’ indispensabile uno snellimento delle regole di
funzionamento del sistema, dal contenimento della mobilità dei docenti alla
semplificazione delle procedure di nomina e assegnazione del personale”..
Il piano della Gelmini per favorire la
continuità didattica
Nell’intervista a
Tuttoscuola Mariastella Gelmini spiega che intende agire su due fronti per
ridurre il “carosello” dei docenti. “Interverrò sulla mobilità territoriale
e professionale del personale di ruolo con opportune limitazioni temporali e
intendo dare la possibilità ai dirigenti scolastici di confermare per più anni
nella stessa sede il personale non di ruolo che ha ben operato, in modo da
ridurre la girandola delle cattedre. In troppi casi e per troppi anni -
dice la Gelmini - le logiche di tutela delle garanzie del personale hanno
preceduto di fatto il diritto degli studenti e le esigenze di efficienza del
sistema”.
Quali effetti
potrebbero produrre queste misure, se e quando saranno messe in atto?
L’eventuale blocco
della mobilità per uno o due anni (su questo la Gelmini non si è pronunciata),
magari con eccezioni per casi ben specificati, porterebbe all’azzeramento per
quel periodo di quel 9-10% di mobilità che attualmente si registra ogni anno,
ma al termine del blocco le domande di mobilità potrebbero schizzare in alto.
Una adeguata politica di incentivi potrebbe comunque limitare la propensione a
cambiare sede. Peraltro se anche si producesse un forte movimento a cadenza
biennale o triennale, questo potrebbe corrispondere maggiormente alla durata
dei cicli scolastici, e quindi creare meno danni a livello didattico.
Ma è sui precari che
si gioca il grosso della partita della discontinuità didattica. Qui la Gelmini
intende agire sulle modalità di conferma, da parte dei dirigenti scolastici,
dei docenti a tempo determinato. Forse si pensa anche a incarichi pluriennali.
Sembrano misure di buon senso e nella direzione dell’efficacia e
dell’efficienza, oltre che del rispetto dei lavoratori precari. Ma ad esse si
dovrebbe aggiungere una più elevata stabilizzazione del personale (si pensi che
quest’anno sono stati immessi in ruolo 8 mila docenti a fronte di alcune decine
di migliaia di posti vacanti), almeno dei soggetti ai quali lo Stato ricorre di
anno in anno. Costringendoli a muoversi da una sede all’altra, danneggiando
così insegnanti e studenti.
Il ministro ha
parlato, a proposito della formazione iniziale e del reclutamento,
dell’importanza di una seria programmazione. Lo stesso dovrebbe avvenire in
questo contesto.
Tirando le somme,
secondo una simulazione di Tuttoscuola, se venissero poste in essere con
chiarezza e decisione le misure elencate, il “tasso di discontinuità didattica”
(vale a dire il numero di docenti che da un anno all’altro si spostano su una
nuova sede rispetto al totale dell’organico) potrebbe scendere in un triennio
dal 29,4% del 2008/2009 fino al 15% circa. Sarebbe un significativo contributo
verso l’innalzamento della qualità del servizio. Ne guadagnerebbero studenti,
genitori e docenti precari.
TuttoscuolaNEWS
n. 407 - lunedì 14 settembre 2009
|