UNA DOVEROSA RIFLESSIONE
Mi permetto di segnalare all’attenzione dei docenti due pagine che derivano da contesti diversi ma legate da un filo rosso che é dato dalla individuazione di alcune funzioni e responsabilità che oggi competono ai docenti sia della Scuola Secondaria Superiore sia dell’Università. Il sottoscritto da tempo non perde occasione per richiamare alcune idee-cardine senza le quali oggi l’insegnamento diventa sterile e marginale. I giovani hanno bisogno oltre che di conoscenze disciplinari solide anche di conoscenze critiche trasversali che possano consentire loro di padroneggiare i problemi complessi e difficili della società contemporanea. Torremaggiore 22-10-2001 IL DIRIGENTE SCOLASTICO
E la Scuola é rimasta l’unica Istituzione ancora in grado di assolvere il compito di dare le coordinate di orientamento e di senso critico. Ecco perché mi sembrano interessanti i due contributi che sottopongo alla vostra libera e autonoma riflessione. Forse é il momento di pensare a un Seminano di studio nel quale con alcune autorevoli presenze sia possibile approfondire a scuola tematiche tanto rilevanti.
PROF. RAFFAELE CERA
[…] 3. Trasmettere competenze e valori .La terza questione è connessa alla precedente. Noi siamo portatori di una concezione di università che produce innovazione attraverso la ricerca, svolgendo un duplice ruolo: da un lato essa è chiamata a trasmettere competenze, dall’altro essa comunica anche valori. (Dalla relazione del prof. Sergio Zaninelli, Rettore dell'Università Cattolica, al 68° corso di aggiornamento sul tema Nuovi scenari per l'Istruzione Superiore e i Sistemi Professionali.) |
Anche contro il terrorismo la scuola ha un ruolo guida Dall’11 settembre siamo entrati in un’era di cui ignoriamo quasi tutto. Quanto ne sarà influenzato il mondo della scuola? Per adesso ci sfuggono le dinamiche sotterranee ma un elemento appare evidente. Il percorso formativo può costituire un argine di difesa contro terrorismi, intolleranze e dogmatismi. Probabilmente questa sarà la nuova meta da perseguire per ogni sistema scuola. Tra gli studiosi il problema era già avvertito da tempo tanto che Steven Brint (sociologo americano fortemente concentrato sui sistemi scolastici e la loro efficacia) da tempo ammoniva che "l’evoluzione storica delle scuole mostra quanto sia poco proficuo concepirle come elementi funzionalmente legati ai bisogni (intendendo con questo termine le specifiche richieste e i specifici settori) della società". A lungo l’ammonimento è rimasto inascoltato. La sua attualità obbliga a riflettere sulle finalità prime che un sistema scolastico, nel mondo post 11 settembre, dovrà perseguire. Sembrano irrinunciabili alcuni aspetti educativi e cognitivi. I cittadini dovranno poter decifrare tutte le variabili visibili, apparenti o nascoste della comunicazione, maneggiare con assoluta scioltezza gli strumenti propri di questi anni, essere capaci di analizzare e organizzare criticamente dati di esperienza e conoscenza per renderli fruibili ai più diversi scopi. In sintesi, il percorso educativo come argine all’indottrinamento. Perché questo sia realizzabile occorrono scuole in cui tutto si muova verso quei fini. A partire dal docente. Al momento siamo ancora sotto l’influsso di due opposte tendenze. Da un lato l’elitarismo gentiliano che collocava l’insegnante (per la verità quello della scuola superiore) in una sorta di magistratura culturale, dall’altro le vicende degli ultimi 50 anni che avevano spostato l’accento sulla quantità del lavoro collocando l’insegnante (di ogni grado scolastico) nella categoria dei lavoratori di fordiana nobiltà.
|
La canzone di Dylan, letta dal sottoscritto nel suo intervento all'assemblea degli studenti, ha colpito i giovani e molti ne hanno chiesto una copia. Mi è sembrato, perciò, opportuno pubblicarla in questa pagina, anche se solo nelle parti in cui è stata letta.
Lascio agli adulti le disquisizioni sulla sua attualità: i giovani l'hanno già compresa!
Gaetano D'Andrea
Una dura pioggia cadràdi Bob Dylan [...]
[...] E cosa farai adesso, |
A Hard Rain's A-Gonna Fall by Bob Dylan [...]
And what did you hear, my blue-eyed son? [...]
Oh, what'll you do now, my blue-eyed son? |
![]() Torna a Indice |
AUTONOMIA: illusione o "Araba Fenice"?
by Dan
"La mattinata nell’aula continua a svolgersi, salvo rare eccezioni, come prima. E poi ci sono attività in più, scollegate dagli insegnamenti curriculari. Per questo motivo non si può parlare di un sistema dell’autonomia, ma di due realtà separate che convivono. L’attività teatrale e lo studio di uno strumento musicale non entrano nell’orario scolastico, ma restano fuori, confinate nello spazio del pomeriggio. Perché? Semplice: con 12, 15, 17 materie e orari che superano le 30 ore non c’è posto. Colpa della "bulimia disciplinare", per usare una frase di Berlinguer. Inoltre, pochi docenti sono disposti a cedere un’ora o due a un’altra disciplina. Le attività aggiuntive finiscono con l’essere una bella vetrina per attirare iscrizioni.
"L’autonomia è percepita come qualcosa in più, che arricchisce - chiarisce l’ispettore Giancarlo Cerini, della commissione De Mauro per il riordino dei cicli -, invece il carattere distintivo dell’autonomia è quello di aiutare la scuola a far bene le cose che deve fare".
Non che ci sia bisogno di commenti, ma è evidente che l'ennesima riforma calata dall'alto rischia di rivelarsi anche l'ennesima illusione per chi spera in una scuola migliore.
Non essendo più giovane, sono ormai refrattario alle illusioni e alle conseguenti delusioni .
Da tempo, ho rinunciato, come molti miei colleghi, ad essere compreso come docente sia dalla società cosiddetta "produttiva" sia dai ministri della Istruzione (ora non più "Pubblica") che vogliono misurare a "metri" (leggi "ore di ufficio") l'attività educativo-didattica" e pretendono di qualificarla con la produzione dei cosiddetti "Progetti", che infarciscono di nuovi contenuti la già oberata giornata degli alunni, anche se rendono "in" il Dirigente Scolastico e aggiungono qualche soldo alla miseria stipendiale dei docenti!
Nessuna illusione, dunque, ma una domanda mi è doveroso porla: "Cui prodest l'autonomia?"
1) Agli ex-Presidi-ora-Dirigenti scolastici? Certamente, a condizione che sfornino il maggior numero possibile di "progetti" (POF, PON ecc.) e siano esperti di Marketing per poter attirare "clienti".
2) Ai docenti? Sì, a patto che siano bravi "progettisti" ( L'essere bravi docenti è solo un optional!).
3) Agli studenti? Sicuramente, perché potranno sempre dire che non hanno studiato (maledetti compiti che obbligano a riflettere!) perché hanno partecipato a un progetto.
4) Alle famiglie? Certo, perché potranno meglio orientarsi nella scelta della Scuola tramite i manifesti pubblicitari che decantano le meraviglie dei vari "supermarket".
Non vorrei apparire un iconoclasta! Lungi da me l'idea di voler abolire l'autonomia, che, però, mi si rivela (colpa della mia ebetudine?) come l'Araba Fenice della nostra epoca.
Né, tanto meno, c'è un rifiuto aprioristico di progetti e funzioni obiettivo. Credo solo che debbano essere corpo unico con il curricolo didattico, in modo che il docente faccia meglio le cose che deve fare! Ma, allora, queste funzioni e questi progetti non dovrebbero rientrare nella funzione specifica di ogni docente e dei Consigli di classe?
La mia senectus mi consiglia di smettere, anche perché si avvicina l'ombra di Baget Bozzo con le sue dichiarazioni "rivoluzionarie".
Al prossimo... Dan, quindi, che potrebbe essere "più prossimo" se qualcuno (o qualcuna: non voglio sembrare maschilista, anche se lo sono!) mi stimolerà.
5/11/01
di Angela Sacco
Non è senza una grande soddisfazione che abbiamo assistito il 28 ottobre scorso alla rappresentazione teatrale "Checché ne dica" tratta dalla commedia "Le donne sapienti" di Molière.
Ad interpretarla: la compagnia teatrale Achador - al suo secondo impegno dopo l'Aulularia di Plauto - fondata e diretta da Lucia Biasco che nell'ultimo lavoro è stata attrice, regista, sceneggiatrice.
Ammirevole l'impegno con cui ha progettato, realizzato e curato questo spettacolo teatrale, superando le innumerevoli difficoltà e riuscendo a coinvolgere un nutrito gruppo di giovani, la maggior parte dei quali siede ancora nei banchi del nostro istituto o ne è uscita con onore da qualche anno.
A una insegnante che da parecchio tempo oramai cura un laboratorio teatrale, volto a far rivivere le opere più interessanti degli autori latini e greci, non può sfuggire l'importanza di questa iniziativa proprio perché assolutamente libera, in quanto non legata ad alcuna istituzione.
Non promossa dalla scuola per motivi didattici, né da una parrocchia per lodevoli iniziative di beneficenza, trova la sua ragione d'essere nella passione per questa antichissima e sempre coinvolgente forma di comunicazione che unisce al fascino della parola, la magia del gesto e la dolcezza della musica.
Ci si aspettava una serata di divertimento, ma il risultato è stato superiore ad ogni aspettativa, sia per la validità del testo base di Molière, sia per la sottolineatura in senso comico dei personaggi di Brigitte e di Goffredo, sia per l'impegno profuso da tutti i giovani attori.
Qualche appunto critico?
Sarebbe stato opportuno ridurre la durata della rappresentazione con qualche "sforbiciatina" qua e là;
la conversione all'amore di Aurelia toglie consistenza al personaggio di Flaminia; la presenza di espressioni tipicamente dialettali nei dialoghi più comici non appare ben amalgamata nello stile medio-alto del testo.
7/11/01
Marsus è un docente, mio collega, con il "pallino" dell'introspezione e trascorre molto del suo tempo a chiedersi se valga la pena continuare a fare il prof.
Si è messo a girovagare fra i depositi del sapere, (per intenderci: quelle cose che, con linguaggio "pedestre", vengono chiamate libri) e ha posto la domanda a molti dei personaggi famosi, ricevendone le più disparate risposte.
A me ha citato la risposta di Platone (inizialmente l'aveva confuso con Platoon, famoso film sul Vietnam!) che gli ha fatto notare (non senza un certo sussiego!) come la sua professione consista nel guidare l'anima (mi ha precisato che Platone la chiama psyche!) al di sopra delle cose sensibili verso il sole luminoso del vero sapere.
Così Marsus si è scoperto importante, quale traghettatore delle psyche adolescenziali, ed ha preso coscienza che gli studenti hanno un'anima.
Mi ha confessato che è stato sul punto di chiedere a Plato (Marsus mastica anche l'inglese, avendo scoperto che è la seconda lingua nazionale dopo quella pugliese) se la psyche (meglio essere precisi col Plato!) ce l'hanno anche i Dirigenti e il Ministro dell'Istruzione, ma che poi ha preferito tacere per non fare la figura dell'ignorante: <infatti - mi ha fatto notare - è chiaro come il sole che ce l'hanno la psyche, e con una prevalenza assoluta di quella razionale (Plato docet!! = questa volta in latino!), altrimenti come riuscirebbero a turlupinare (eufemismo!) i docenti facendoli lavorare al di sopra dei limiti sensibili con lo "stipendio da fame" ( De Mauro dixit) che si ritrovano ?>
Qui Marsus si è fermato per una pausa di riflessione.
Non so se vorrà confidarmi il resto delle sue eclatanti scoperte; se lo farà, Dan sarà felice di divulgarle.
03/12/01
A tutti coloro che pensano che il latino sia una lingua seriosa,(eufemismo!)dedico il seguente trafiletto di Beppe Severgnini pubblicato sull'inserto del Corriere della sera. E' un "divertissement", d'accordo! Ma forse può servire a rendere meno togato il rapporto con una lingua che da tempo ingiustamente è sul banco degli imputati. Chi abbia qualcosa da aggiungere all'elenco e sappia coniugare la cultura con l'umorismo, si faccia pure avanti!
PICCOLE PERVERSIONI LATINE
La lingua italiana è sottoposta a continui attacchi (da parte dell'inglese e non solo). Questo è ingiusto. Perché non prendersele anche con il latino?
Molte espressioni sono rimaste intatte da secoli: si tratta di trovargli nuovi significati. E' un gioco, d'accordo. Ma promette di essere divertente, soprattutto per due categorie di persone. Quelli che non capiscono che state scherzando e quelli che capiscono fin troppo bene.
AULA MAGNA: mensa.
CARPE DIEM: Venerdì, pesce.
CUM GRANO SALIS: non troppo sale, mi raccomando.
DE IURE CONDENDO: all'insalata, ci pensa l'avvocato.
DEUS EX MACHINA: un guidatore divino.
EST MODUS IN REBUS: ci dev'essere una maniera di risolvere questo eningma.
EX VOTO: due ore di coda per votare: non mi fregano più
FESTINA LENTE: un party con soli balli slow.
HABEAS CORPUS: motto dei pubblicitari italiani: "Abbi il tuo corpo"(meglio se nudo).
HOMO HOMINI LUPUS: a ognuno un pastore tedesco.
IN MEDIO STAT VIRTUS: non conta solo l'anulare.
MEMENTO MORI: bei tempi, quando non volevo tingermi.
MORE SOLITO: consueto dessert ai frutti di bosco.
OBTORTO COLLO: come reggere il telefonino guidando l'automobile.
OMNIA MUNDA MUNDIS: nuovo servizio planetario di omnitel.
ORA ET LABORA: è tempo che tu trovi un impiego.
ORA PRO NOBIS: adesso tocca a noi.
PRO BONO PATRIAE: nuovo ticket per il servizio sanitario nazionale.
PRO CAPITE: professionisti, cercate di comprendere.
QUI PRO QUO: associazione professionale delle Giovani Marmotte.
QUOT CAPITA TOT SENTENTIAE: a ognuno, una giustizia su misura.
QUOUSQUE TANDEM: una bicicletta per ogni coppia.
RARA AVIS: nuovo slogan della Hertz(autonoleggio).
SIC TRANSIT GLORIA MUNDI: il monovolume di Gloria è così pulito.
STABAT MATER: stasera, niente baby-sitter.
STATU QUO: sì, è passato da queste parti(espressione colloquiale sarda).
TRANSEAT: casello autostradale riservato ai possessori di Telepass.
VACATIO LEGIS: normativo sul turismo.
VAE VICTIS: dai, non fare la vittima!
VOX POPULI: motto ufficioso di Rete 4.
14/12/01
Il mio collega, lo spiritoso e ironizzante Dan, si è divertito a prendermi in giro e, come amico, glielo perdono, anche se esagera nel dipingermi come un ignorante alle prime scoperte del pensiero riflettente.
Certo, in una didattica in cui a volte ci si limita solo alle conoscenze disciplinari, io ho voluto fargli notare come, spesso, dimentichiamo che gli studenti
Me ne accorgo quando distribuisco conoscenze senza che il "cuore" partecipi, e vedo nei loro sguardi l'anima sorniona e beffarda di chi capisce che stai solo facendo il tuo "mestiere";
me ne accorgo quando la mia "vita" e il mio "sentire" si trasfondono nel mio linguaggio, e dai loro occhi traspare la gioia di chi sa che stai prendendo a cuore
la loro vita;me ne accorgo quando il mio linguaggio recepisce le loro sofferenze e le loro preoccupazione (che non sono mai "sciocchezze" come noi, a volte, le definiamo) e i loro occhi diventano umidi perché qualcuno "li capisce";
me ne accorgo quando il loro sorriso diventa il mio sorriso!
Caro Dan, irriverente e sfottente amico, non prendermi in giro quando dico che
gli studenti hanno un'anima!