L’Austria
abroga le bocciature. E in Italia?
Il
ministro dell’istruzione austriaco ha annunciato l'abolizione a scuola delle
bocciature dal 2012, seguendo l’esempio di altri Paesi europei (pochi) nei
quali non esiste la ripetenza scolastica.
L’idea
è di introdurre per gli studenti che ne hanno bisogno un sistema di corsi di
recupero e rinforzo, in particolare per il tedesco, la matematica e le lingue
straniere, che eviti una valutazione finale negativa con bocciatura. Bocciatura
che, secondo il ministro Claudia Schmied del partito socialdemocratico, non
aiuta alla competitività.
In
Italia le cose come stanno?
Secondo
l’Istat, gli studenti italiani che nel 2006 avevano conseguito il diploma di
istruzione secondaria superiore con uno o più anni di ritardo rispetto all’età
canonica dei 19 anni erano stati più del 23%; ritardo dovuto quasi
esclusivamente alle ripetenze nelle quali erano incorsi durante la loro
carriera scolastica, dalle scuole elementari alle superiori.
Poiché
secondo i dati Eurostat, pubblicati da Eurydice, al termine delle scuole del
primo ciclo nel momento del conseguimento della licenza media circa il 5% dei
nostri ragazzi ha già accumulato almeno un anno di ritardo, per differenza si
può calcolare che il restante 18% degli studenti che è arrivato al diploma dopo
i 19 anni di età, abbia rallentato di un anno almeno il proprio percorso
scolastico all’interno degli istituti di istruzione secondaria superiore.
Probabilmente
il tasso attuale di ritardo per bocciature è diminuito negli ultimi due-tre
anni, da quando i ministri dell’istruzione Fioroni e Gelmini hanno valorizzato
particolarmente i corsi di recupero, anche estivi, per consentire agli studenti
delle superiori di migliorare le loro prestazioni e, dopo lo scrutinio sospeso
di giugno, conquistare l’agognata promozione prima di iniziare il nuovo anno
scolastico. Resta comunque alta l’incidenza della ripetenza nella scuola
secondaria, perché oltre agli studenti che a causa delle bocciature arrivano
tardi al diploma, vanno anche aggiunti quelli che, dopo la bocciatura, lasciano
completamente ogni percorso di istruzione.
La
“provocazione” austriaca potrebbe essere salutare per l’Italia, se da noi il
problema della cosiddetta “mortalità scolastica” (ripetenze e dispersione)
venisse affrontato con più misure strutturali e meno proclami.
FONTE: TuttoscuolaNEWS n. 476 - lunedì 21
febbraio 2011